IL RICCO EPULONE

Mangiando e bevendo, il ricco pensava di vivere fino alla fine...

Ma alla fine, lo raggiunse un povero, un disturbatore, che assieme al suo cane, gli faceva una scomoda compagnia. E lui, il ricco, scacciava cane e cavoli, e il povero. Ma poi successe che morì. Allora le cose cambiarono. Lui voleva che cambiassero, ma da sopra di lui gli dissero che aveva già cambiato tutto lui, in terra, e adesso doveva pagarsi le conseguenze. Neanche un cane che gli fece compagnia, mentre vedeva il povero tra la famiglia celeste, presso il seno di Abramo.

"Ma Abramo non aveva il seno!" ribattè lui.

"Cretino - gli rispose una voce - il seno è indicazione dell'intimità, quella che tu non hai saputo cogliere in te e fuori di te!".

Allora, e solo allora, comprese che accogliere il povero non era solo un atto di compassione sociale - che a questo non serviva certo la fede - ma il vedere in quello il segno di un dio povero che aveva bisogno del suo aiuto, quello che lui non gli aveva voluto dare, e così era stato infangato in quell'abisso di melma. 

Pianse invano, finchè scorse, lontano, quel povero che piangeva per lui...Perchè non hai avuto compassione di me? -  sembrava dirgli.

Ed ora, a quel ricco, solo e isolato, nemmeno un cane veniva a leccare le sue piaghe, quelle ferite che lo stavano facendo marcire nel corpo, ma soprattutto nello spirito. 

E a questo non si sa ce ci fosse rimedio...un abisso c'era!