PIETRO

Non so perchè proprio io, non so perchè... lo sa dio...

Sta di fatto che quel tipo lì, passando un dì, mi ha incuriosito, poi interrogato, infine affascinato per quella sua avventura che chiedeva di condividere con lui.

E così, tra una battuta e l'altra, ci siamo trovati a condividere da compagni la sua missione che sapeva di novità e di trasgressione, ma che per me appariva come una nuova missione, oltre il solito tram tram, al di là della routine quotidiana, rompendo tutti gli schemi della vita fatta e finita.

Quell'infinito mi ha attratto, e da esso mai mi sono poi ritratto, anche se lo avevo per tre volte rinnegato.  Ma poi ci ho ripensato e mi sono riaccollato tutto e anche di più, fino a finire in croce come lui.

Se mi chiedete se tornassi indietro, rifarei lo stesso percorso, con Lui accanto, e tutto avrebbe comunque senso, al di là di ogni logica e ragionamento umano.

Ma se di Lui umano qualcosa c'è, di divino si percepisce il meglio che ancora non c'è,  e per questo condivido con Lui gioie e dolori, fatiche e speranze di questa sua e nostra umanità in cammino.

"Su questa roccia..." Eh, cazzo, mi diede anche della roccia, nonostante la mia fragilità!... E così, eccomi qua!

NASCITA DEL VANGELO

Sapete come avvenne la nascita del Vangelo?

Nacque a tavolino...sì...o meglio, attorno a un tavolo, un grande tavolo, e nel luogo dove si svolsero le nozze di Cana. Infatti, ricordando quel gioioso miracolo, ma soprattutto richiamando lo spirito di esso, dove si poteva ricreare la memoria dell'agire divino se non là dove avvenne il dono del buon vino.?I protagonisti della stesura originale, poi corretta e modificata nel tempo, e infine ufficializzata per noi oggi, non furono tutti i discepoli, ma solo alcuni di loro, che andando e venendo dalla trattoria, tra un boccale e l'altro di quel buon vino memorabile come avesse lo spirito di quello originale, e tra un pasto e l'altro, richiamando alla memoria i fatti essenziali della vita di Gesù, e ricostruendo quelli impossibili a essere constatati (tipo le tentazioni di Gesù...) con l'aiuto dello spirito divino, oltre il sostegno del buon vino, fecero emergere, a poco a poco, tutto il materiale evangelico.

Qualcuno di loro tornava al proprio lavoro, o alle proprie case, e dopo pochi giorni si ritrovava ad arricchire il ricordo dei fatti e portando la propria testimonianza ai redattori, che alla fine sistemarono il tutto nel cosiddetto Vangelo.

Non sembri banale il fatto che tutto parta da cibo buono e da buone bevande, se richiamiamo anche noi alla memoria non solo l'Ultima Cena oltre alle nozze di Cana, o il pesce alla brace, ma anche il fatto di come Gesù ci tenesse, di fronte alle cose spirituali, a rimarcarne l'aspetto concreto della carne e del sangue, del cibo e della bevanda, della condivisione attorno alla mensa umanizzata dal mangiare insieme.

"Chi non mangia...e non beve...non può essere mio discepolo!"

Condividiamo dunque, anche noi oggi, come  loro allora, il mangiare di Dio con noi!

ADORATRICE SCOMODA

Quando Gesù nacque nella stalla di Betlemme, non pensate che abbia avuto grandi ossequi e visite, a parte tre magi sgangherati e l'asino e il bue, qualche curioso pastore e nulla più... Se non...

Una zanzara... Sì, proprio quella che non ci voleva sul bambino appena nato! Maria la scostava delicatamente dal viso del bimbo, mentre Giuseppe incazzato non riusciva a trovare il tempo giusto e il modo adeguato non tanto per scacciarla, ma per schiacciarla appiccicandola da qualche parte. 

La zanzara, dal canto suo, non aveva altro intento che quello di adorare il bambino, e mai l'avrebbe punto. Ma per la sua considerazione e la sua identità ufficiale, in quella situazione non era altro che un disturbo e il pericolo imminente.

E così, vola qua, sopra le corna del bue, e vola là, tra le orecchie dell'asino, era cacciata via da tutti quelli della stalla. Solo il bambino le offriva la manina a salutarla, quando lei riusciva a avvicinarlo, anche solo per un attimo. Ma poi la sua adorazione era interrotta dalle premure di chi stava lì attorno. Era come - succederà proprio questo più tardi nel tempo - se uno volesse avvicinarsi al Papa per salutarlo, e le guardie del corpo subito intervengono per paura di un attentato o di un qualche disturbo alla sua persona. 

Ma prima di lasciare la stalla, la zanzara si rammentò della musica creata dal volo del calabrone, suo lontano parente, e così intonò al bimbo nella culla un ronzìo simile a quello, e sta di fatto che la sua adorazione musicata ebbe un riscontro: il bimbo agitò freneticamente le braccine e sorrise alla zanzara, che prima di andarsene via, soddisfatta, si pose sul capo di Maria e diede un ultimo sguardo a quel piccolo nato, grata e riconoscente per aver avuto, anche solo per poco, col suo ronzìo, rallegrato quel suo essere venuto nel mondo. 

LA LUCERTOLA ISPIRANTE

Quando il santo giullare Francesco inventò il presepe, lo spunto lo ebbe proprio da una lucertola che gli stava passando davanti e si era bloccata a guardarlo, come a dirgli: sì, procedi, Francesco, il presepe sarà una bella cosa!

Eh, sì - si disse il santo - quella lucertola non è forse una piccola luce, un barlume di vita anche là dove sembra non esserci nulla, e quasi non ti accorgi nemmeno di lei? 

Vivace, veloce, fulmineo e frizzante fu l'animo di Francesco, proprio come quello di quella lucertola che lo ispirava nel progetto semplice ma ardito, fantasioso e sorprendente come il movimento di quella piccola compagna che si aggirava avanti e indietro, su e giù, a destra e a sinistra, come esprimendo la sua gioia per quello che il santo stava realizzando.

"Grazie, cara amica - disse Francesco concludendo il lavoro e rivolgendosi al piccolo rettile - e ricordati che anche tu sei stata parte di quest'opera!". E la lucertola scodinzolando felice sprizzò via.

E pensate che tempo dopo lei ispirò anche un artista che stava dipingendo la vita di Gesù. E così, se passate da Firenze, troverete un quadro che ritrae la Sacra Famiglia sì, ma è intitolato: la Madonna della Lucertola. E infatti la piccola nostra amica la troviamo ritratta proprio lì, nell'angolo di destra! Controllate se è lì ancora...non si sa mai...

GIUSEPPE

 "Quando ho capito che era già arrivato, allora l'ho adottato".

Già, potremmo riassumere così quello che ha pensato, vissuto e deciso Giuseppe in quei momenti cruciali. Ma anche gioiosi, certamente. Perchè adottare un bimbo che nasce, fuori o dentro il matrimonio da fare o già fatto, è sempre un atto di amore. E questo ha fatto Giuseppe. Togliamogli l'aureola del santarello della nicchia, statico e barbuto, vecchio a tal punto da apparire quasi mummificato e lontano nel tempo. Togliamo l'angelo che lo rincuora e lo invita a fare ciò che non avrebbe fatto, e mettiamogli una coscienza umana e giovanile, aperta a nuove possibilità e ad intraprendere l'avventura della vita con la persona che l'amore di un credente mette sul suo cammino.  Lasciamogli la crisi, il pensare e il progettare, le ansie e le attese di un padre verso il figlio che verrà, come sarà, cosa farà, dove andrà... E adesso lo vediamo, questo Giuseppe, accanto alle nostre umanità, ad accogliere, in concreto, anche se con modi diversi, la presenza di Dio che si fa carne.

"Che ne dici, Gesù?... Sta uscendo bene questo nostro lavoro?"

"In un modo diverso, ma è la stessa opera di Giuseppe!"

I DUE PUNTI

Furono solo due punti della grammatica a segnare il destino diverso dei ladroni crocifissi ai lati della croce di Gesù. L'ho capito quando mi sono imbattuto nel cattivo ladrone che stava fuori dal cancello del Paradiso, e con il quale abbiamo scambiato qualche parola, prima che lui entrasse a farne parte. 

Sì, perchè entrambi Gesù li aveva destinati alla Misericordia del Padre - sennò, che sarebbe venuto a fare sulla croce? Solo per quelli che si convertono? - anche se in tempi diversi, e questo giustamente. Sì, perchè se entrambi erano stati oggetto dello stesso dono, in modo diverso e con tempi diversi ne avrebbero goduto. 

E che c'entrano i due punti, direte?...

Sono quelli che ci fanno capire tutto quel che ho detto sopra.  Ecco come. 

Gesù disse al buon ladrone: "Io ti dico : (osserva dove stanno i due punti) oggi sarai con me in Paradiso". Quindi subito se ne va con Gesù quel giorno in Paradiso, quello.

All'altro si è volto e ha detto: "Io di dico oggi : (osserva dove stanno invece qui) sarai con me in Paradiso". Quindi non subito, e proprio per la sua disposizione, questo secondo ha aspettato un poco fuori dal cancello.

E adesso, scusate, ma devo andare a vedere dove sono scritti i due punti per me...

I MAGI

Abbiamo fatto un casino, perchè con i doni a quel bambino che noi ritenevamo re, ci siamo avversati il re Erode. E abbiamo dovuto fare i salti mortali per uscire da quella situazione!.

La nostra reputazione è stata azzerata, la nostra vita scombussolata, la nostra dignità sprofondata, e noi abbiamo evitato per poco un attentato alle nostre persone, fingendo al re una nuova direzione.

Felici comunque di avere incontrato un bimbo dalle profezie annunciato, e noi gli abbiamo creduto, e anche se tutti ci hanno squalificato, la nostra vittoria è ormai un atto assodato.

Oro, incenso e mirra abbiamo lasciato a lui, ma quel bimbo ci ha fatto sognare un mondo nuovo, di giustizia e di pace, che noi nemmeno osiamo immaginare, ma che in lui si farà, lo crediamo fermamente, presto e in modo molto, molto differente.

Non sappiamo ancora oggi perchè gli abbiamo creduto, ma su questo è meglio che tutto venga ancora taciuto...

Magi o non magi, la vera magia è quella di quello spirito che verso di lui ci additò la via!... 

VERONICA

Quella ragazza che nella via del Calvario mise il suo fazzoletto sul volto di Gesù, prima che lui arrivasse su, tornò da lui e gli disse: "Perchè mi è uscito il mio e non il tuo volto?"...

Gesù gli disse: "Cara amante del Signore e delle sue sofferenze, sappi che Gesù ti ha ripagato non facendoti vedere il suo volto, ma il tuo: come tu appari nell'accostare il volto del Signore sofferente".

Il dono alla Veronica non fu quello di Gesù, ma del suo stesso volto, per cui lei si specchiò in se stessa, e da lì recuperò il suo essere per quello che era in verità, e di questo dovette ringraziare il Cristo che andava alla croce, e che le aveva regalato non il suo essere, ma l'essere di se stessa.

Specchiarsi nel volto di sè e non di lui, era per la Veronica un grande regalo del quale andò fiera per giorni e giorni, testimoniando, al di là della morte, che Gesù prima di morire le aveva regalato la vera identità.

Rimase così impresso sul manto il volto di lei, che anche Gesù ne rimase stupefatto, per un momento, finchè gli aguzzini non lo spronarono con la loro frusta ad andare oltre, verso il Calvario...

Veronica, la fotografa di se stessa alla luce di Dio!...

CHI DICE LA GENTE CHE IO SIA?

Alla domanda di Gesù: "Chi dice la gente che io sia?" I suoi hanno risposto facendo i salti mortali...: Tu sei il Cristo, dice qualcuno; Tu sei un profeta, dicono altri, Tu sei un fenomeno, altri ancora; infine, qualcuno ti osanna come il nuovo re venuto a restaurare questo regno decrepito e in crisi!

"Ma voi, chi dite che io sia?"... E qui, allora, tutti tacquero.

Gesù aveva capito che di lui non avevano ancora capito niente, e disse loro: "Ragazzi, lasciatemi solo, tornate fra un po', devo fare alcune cose..." e loro se ne andarono via insieme, e si trasferirono alla locanda vicina.

Gesù si ritirò tutto solo sul monte, e lì pregò: Padre, dammi la forza di gestire queste incomprensioni! Non voglio che tu le sistemi, ma che mi aiuti a sopportarle con il senso della presenza di Te!. 

Il Padre non rispose - sarebbe troppo facile, per lui, e anche per noi oggi - ma fece capire nel silenzio che sarebbe stato accanto a suo Figlio fino in fondo.

La gente, anche oggi, non sa chi sia questo Gesù...

Dibattono, si scannano anche in nome di lui, ma alla domanda iniziale non sanno ancora che cosa rispondere...

"Ma chi cazzo è questo qui?"....

ERODE

Erode di nome e di fatto, nel senso che si lasciava erodere da tutte le situazioni che gli creavano disagio, e cercava di risolverle subito e istintivamente, come quella volta del ballo della ragazza davanti a lui... Ubriaco di vino e di sesso, voleva chiudere a tutti i costi la questione che gli stava a cuore: dare tutto di sè, fosse anche la metà del suo regno... E lo avrebbe dato anche tutto, se non ci fosse stato di mezzo quel profeta rompiballe che era stato invidiato a tal punto dalla sua amante, da fargli richiedere la sua testa.

E grazie alla testa persa dal Battista, il regno di Erode non andò perso, per quel momento. Il regno di Erode comunque finì, alla fin fine, mentre la profezia del Battista procedette.

E poi, fissato a vedersi insidiato il regno, eccolo a far strage di pretendenti neonati, che spuntavano come funghi che lo volevano avvelenare. E dopo anni, ecco riapparire dalla mancante testa del Giovanni un altra testa, ben più testarda: "Ma quel Giovanni non l'avevo fatto decapitare?!... E chi è costui?...". Fantasmi che non solo nella notte, ma anche di giorno gli creavano incubi... E sì che la moglie gli aveva detto - intuendo altri mali - di lasciar perdere, di non farsi condizionare, di non farsi erodere, lui che era il re Erode! 

Ma ora "il re è nudo", e per coprirsi non trova altro che la coperta della ritorsione con chi lo ha denudato del suo potere e della sua sicurezza.

Par di vedere in quest'Erode eroso la vita dell'umanità di oggi, tutta preoccupata a difendere il regno dei forti dalla minaccia dei piccoli... di coloro che come virus invisibili ma infetti rovinano la serenità....

"Chi si esalta, sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato", dirà a questo riguardo una testa ricresciuta da quella del Battista decollato.

RISUSCITAZIONE

C'è risurrezione e risurrezione, sì: perchè è un conto quella dell'amico Lazzaro, o quella del figlio della Vedova di Nain, ed è un conto quella di Gesù. 

Nei primi due casi c'è una risuscitazione, e un ritornare poi a morire, ma solo quella di Gesù è una risurrezione, che non ha più ritorno nella morte.

Nain richiama un po' la negazione in lingua tedesca "no", e penso che Gesù in quattro e quattr'otto ha fatto quel miracolo perchè quella madre potesse avere il "sì" della vita di suo figlio. E attraverso il "Sì" di Dio su quella situazione.  Un figlio, quello, che era segno di quel Figlio di Dio che avrebbe avuto il sì della vita come vittoria sul no della morte, cosa che già ora aveva in potere di fare.

Lazzaro, invece, pur amico di Gesù, non è che volesse uscire da quel sepolcro. Infatti non è stato in quattro e quattr'otto, ma ci è voluto un po' di raccoglimento, di invocazione, di richiesta non tanto al Padre, ma a quell'amico, che uscisse da vivo da quel luogo di morte... Ma quello non era morto: lì c'era solo il suo puzzolente cadavere! Quello se ne stava già in Paradiso a godersi la pace eterna, e non aveva proprio voglia di tornare... Dopo tanta insistenza, quando ha capito che per amicizia Gesù gli chiedeva il favore di dimostrare con un segno che oltre la morte c'è la vita con Dio - e lui era stato scelto per questo -  e anche per il fatto che Gesù aveva avuto il permesso da suo Padre, Lazzaro ha concesso a Gesù di aiutarlo con un'aggiunta di vita, ma con la certezza che sarebbe poi ancora morto...e stavolta senza scusante di ritorno!

Sta di fatto che l'unico scontento di quella risuscitazione fu proprio Lazzaro...

TRA ANIMALI ...

Un giorno, dopo l'esito della parabola, il cane di Lazzaro si imbattè nel gatto siamese del ricco Epulone.

"Però, almeno tu - disse il cane al gatto - avresti potuto darmi qualcosa da mangiare...qualche avanzo, anche solo!".

"I nostri cibi sono diversi - rispose il gatto di Epulone - e non potevamo condividerli, sia perchè il mio padrone non avrebbe mai voluto, e io ci avrei rimesso; sia perchè se tu fossi stato allergico a qualcosa del mio cibo, sentendoti male, ti avrei avuto anche sulla coscienza...!".

"Ma di quale coscienza parli?...Ma se non abbiamo neppure la coscienza, noi!" - ribattè il cane di Lazzaro.

"Certo che no, ma mi riferivo alla coscienza che abbiamo dal padrone: io ho la coscienza di Epulone, e tu di Lazzaro; e non solo loro si adeguano a noi, ma anche noi a loro, e agiamo con la loro coscienza, che facciamo nostra. Per questo non avrei mai potuto elargirti qualcosa!" - concluse il gatto con uno stizzo di altezzosità.

"Sarà come dici..ma io stando accanto al mio padrone con lui ho condiviso le sue ferite, leccandogliele, e per questo con lui mi sono sempre sentito libero. Il tuo invece con te ha condiviso solo le tue gioie; e anche se eri tu che lo leccavi, era lui che ti leccava in verità con quelle gioie, per averti suo schiavo. Per questo tu non sei mai stato libero da lui!"...

A questo punto cane e gatto si lasciarono in malo modo, senza più i loro padroni...

Ma se uno andando da una parte restava povero e libero, come da sempre, ma sereno, l'altro ora non solo aveva perso la sua agiatezza, ma era sempre più succube della propria impossibilità ad essere schiavo di quel padrone senza il quale non era in grado nemmeno di procurarsi ora il cibo più necessario: il senso della vita.

Così, mentre il cane di Lazzaro andò in giro ancora mendicando, il gatto di Epulone finì per sprofondare in quell'abisso che il suo padrone gli aveva pian piano destinato.

I BAMBINI

I discepoli non riuscivano ancora a capire perchè Gesù lasciasse che il gruppo dei ragazzini gli girasse intorno, giocando e disturbando, secondo loro, la predicazione. E li scacciavano via come si scacciano le mosche, oppure richiamavano con sguardo serio le loro madri, a volte li redarguivano direttamente a bassa voce ma con fare minaccioso.

Gesù, un giorno, disse ai fanciulli che gli stavano intorno di circondare i suoi discepoli, raccogliendoli come fossero pecore da mettere nell'ovile; e i fanciulli così fecero, nonostante le rimostranze e le resistenze di quegli adulti barbuti e forzuti che erano i discepoli di Gesù.

"Se volete essere miei discepoli, dovete accettare, anzi accogliere la presenza di questi fanciulli, e non perchè sono da tollerare o da coinvolgere o da accalappiare per noi, ma perchè essi sono il segno di quello che dobbiamo essere e di ciò che è il Regno: piccolezza! Noi dobbiamo, per così dire, esercitarci nel 'piccolare', nel renderci piccoli, se vogliamo la verità di noi e del mondo. E loro sono il nostro richiamo, il confronto per essere veri, sinceri, piccoli nello spirito. Non lasciamoci trascinare dalle grandezze del mondo, ci dicono loro con il loro disturbo e le loro provocazioni. Se vogliamo vedere crescere noi e il Regno in noi, dobbiamo essere come loro e con loro; se siamo a disagio con loro, non comprenderemo nemmeno il Regno!".

Un po' a malincuore, ancora poco convinti, ma con una smorfia di accettazione e di scusa, i discepoli accettarono e accennarono una mezza affermazione, e così Gesù fece segno ai fanciulli di aprire il cerchio e di lasciar uscire le "pecore" incontro al loro pastore, con l'aiuto di quei "cagnolini".

I DOTTORI DELLA LEGGE

Quel mattino Gesù si era messo a discutere con i dottori della legge così animatamente, che i suoi discepoli era andati a chiamare Maria, che venisse a prenderlo per rinsavirlo e riportarlo a casa...lì al tempio stava creando un gran casino...!

"Fate pesare la legge sugli altri, ma voi, quale legge osservate, che siete così ciechi da filtrare un moscerino e poi ingioiate un cammello?...Di tutte le cose che dite, bellissime e vere, quante ne fate voi?...Mascherando la legge della vita, ne apparite sepolcri!...Guardate solo dal vostro punto di vista, mai da quello del povero e del bisognoso...Un dio che opprime e schiaccia tutti sotto la legge, ma non la sua: quella che avete incamerato per voi, per il vostro potere...E su cosa fate reggere questo tempio? Sulle preghiere?....No, no: sulle offerte, sul denaro estorto in nome del Signore, di quel Dio che non sa che farsene delle vostre offerte e dei vostri sacrifici! Lui vuole misericordia! Quella che vi sfugge dalle mani, e così restate aridi anche nel cuore... Ehi, tu - disse Gesù richiamando a sè un uomo dalla mano inaridita, che attendeva lì fuori il suo intervento - vieni qua!".

Quello corse da Gesù, e gli si prostrò dinnanzi. Gesù lo prese per la mano, proprio quella arida, e lo rialzò, e la mano fu guarita, e quello corse via gridando di gioia.

"Ecco, questo dovevate fare, e non intristire la gente in nome del dio dei morti e dei mostri, ma del Dio dei viventi! Questo era il messaggio che vi è sfuggito, e di voi non solo arida è la mano, ma anche il piede, il cuore, la testa, la parola...e inaridite pure questo tempio e tutte le sue celebrazioni, fatte e rifatte solo a vostro interesse e senza alcun vantaggio per nessuno..."

Gesù avrebbe ancora continuato, ma l'arrivo di Maria lo aveva interrotto in un abbraccio con la madre che dolcemente ma anche decisamente lo aveva riportato alla ragione e al ritorno verso casa.

I dottori della legge, rabbiosi e inverminati, tramarono da quell'ora di elaborare un piano per togliere di mezzo quel loro avversario; i discepoli, dal canto loro, tornarono alle loro case, alcuni soddisfatti e inebriati per quella sfuriata, altri dubbiosi e anche impauriti per come le cose si stavano mettendo...

"RICECATO"

Tra la tanta gente che allora come ora non ha capito il messaggio e l'operato di Gesù, ci fu un tipo - sentite questa eccezione - che era cieco, poi guarito da Gesù, tornò da lui e gli disse di farlo ridiventare cieco, com'era prima.

"Guarda Gesù che non è perchè vedo le bruttezze di questo mondo! Non per questo: quelle le vedevo anche prima da cieco. E' che da quando ho cominciato a vedere come gli altri, mi sono accorto pian piano di avere nostalgia per quello che mi è venuto a mancare. Se ho guadagnato la vista esteriore, è venuta meno quella interiore, la capacità di vedermi dentro, e di vedere internamente anche gli altri, anche se apparentemente i miei occhi non li incontravano. Certe dimensioni e capacità di sentire, di percepire le cose e le persone, certe modalità di gestire la mia fragilità che mi facevano essere me stesso, mi sono ora venute meno, e mi mancano terribilmente. Alla fin fine, ho concluso che se ero cieco è perchè per me la vita era questa, e così dovevo viverla. Ma quello che mi ha fatto decidere di venire a chiederti questo è che ascoltando le tue parole, ho compreso che tu non sei venuto a guarire i ciechi, nè i malati, ma a dare un segno, al di là delle nostre situazioni, un messaggio che passa proprio meglio nelle nostre fragilità, e il guarirle non è la soluzione, ma il segno della potenza dell'amore che va posto in ogni condizione, malata o sana. Per questo ti chiedo di ridarmi la cecità che mi faccia vedere sempre meglio tutto questo".

Gesù non disse nulla, pose solo la sua mano sugli occhi del vedente, e quello diventò cieco...e cominciò a vedere oltre, come aveva desiderato.

VOCAZIONE DEI DISCEPOLI

La chiamata dei primi discepoli di Gesù non avvenne in un battibaleno, quasi per istantanea magia, ma fu il risultato di una esperienza e conoscenza reciproca crescente nel tempo.

Un giorno Gesù chiese loro di prenderlo sulla barca per traghettarlo all'altra riva; ma a metà del lago, ecco scatenarsi una violenta tempesta, una cosa mai vista prima...e tutti ad aver paura. Lui, calmo e tranquillo, a un certo punto comanda al vento e all'acqua, e tutto torna a quietarsi.  I pescatori rimangono stupefatti.

Un altro giorno li incontra sulla riva con la barca vuota, e li invita tornare a pescare. Loro fanno le loro rimostranze da esperti, ma lui insiste, e loro ripartono, un po' scettici, e tornano con la loro e l'altrui barca in aiuto perchè le imbarcazioni stanno quasi affondando per la quantità del pescato. Stupore e ammirazione...

In altra occasione, li invita a gettare le reti in un posto impensato e mai frequentato da loro perchè inutile alla pesca...e invece, ecco che riempiono di pesci la barca. Come fa ad essere esperto, che nemmeno è pescatore?...

Un giorno passando sulla riva, mentre loro traggono a terra i pesci, lui chiede loro se vogliono più bene al pesce o alla condivisione della vita tra loro... Quelli si guardano e si chiedono: ma è normale quel tipo lì?... Poi però coltivano interiormente la sua domanda...

Insomma, e dai e dai, alla fine lo vedono in ogni occasione, e in ognuna colgono di lui un aspetto diverso, e cambiano pure essi il modo di vedere lui. Stupore, ammirazione, curiosità...

L'amicizia si crea, la condivisione non è solo del pesce pescato e fatto sulla brace, ma anche del racconto della vita, delle cose più importanti, del loro lavoro e della sua missione. Si creano momenti di vita in comune, e tra il cibo, il pescare e il discorrere, ecco spuntare pian piano per quei pescatori la missione di esserlo non più per i pesci, ma verso l'umanità. E così, da pescatori pescati, iniziano il cammino per essere con Gesù in grado di gettare la rete sull'umanità che sta affondando nel male, per trarla alla salvezza.

LE NOZZE DI CANA

Tutti conosciamo il miracolo delle nozze di Cana...ma non tutti conoscono l'esito di quel miracolo, al di là di quel giorno.

Cana da quel giorno divenne meta ambita per festeggiare le nozze: tutti prenotavano ai ristoranti di quel paese, con la speranza che anche nel loro caso ci fosse un miracolo simile: trasformazione di enorme quantità di acqua in vino buono. Pian piano, le nozze furono solo secondarie, rispetto alla speranza di vedersi apparire il vino, e il paese divenne sempre più noto come luogo del pellegrinaggio al vino. 

Quel miracolo di Gesù di allora non solo non era stato compreso come segno, ma addirittura era diventato oggetto di magiche speranze umane e possibilità di avere gratis del vino buono, e in gran quantità per giunta.

Gesù, allora, glielo aveva detto alla madre: "Non è ancora giunta la mia ora..."; ma la mamma, si sa, non sta mica a guardare l'ora e la convenienza delle cose, ma ne vede solo l'urgenza, e così aveva risolto la questione, guardando non al segno di Dio, ma alle persone che aveva di fronte.

E, alla fin fine, aveva concluso in modo diverso la stessa cosa del Figlio: per lei, non era ancora giunta l'ora di Dio, quindi quella cosa la si poteva fare. Due modi diversi di raggiungere lo stesso risultato partendo dallo stesso presupposto.

Ma ciò che resta nell'ambiguità della conseguenza del miracolo di allora, è che le nozze anche di oggi attendono non prima di tutto di far festa, ma prima di tutto con che cosa far festa.

E l'ambiguità resta, tra il festeggiar col vino o col divino.

IL RICCO EPULONE

Mangiando e bevendo, il ricco pensava di vivere fino alla fine...

Ma alla fine, lo raggiunse un povero, un disturbatore, che assieme al suo cane, gli faceva una scomoda compagnia. E lui, il ricco, scacciava cane e cavoli, e il povero. Ma poi successe che morì. Allora le cose cambiarono. Lui voleva che cambiassero, ma da sopra di lui gli dissero che aveva già cambiato tutto lui, in terra, e adesso doveva pagarsi le conseguenze. Neanche un cane che gli fece compagnia, mentre vedeva il povero tra la famiglia celeste, presso il seno di Abramo.

"Ma Abramo non aveva il seno!" ribattè lui.

"Cretino - gli rispose una voce - il seno è indicazione dell'intimità, quella che tu non hai saputo cogliere in te e fuori di te!".

Allora, e solo allora, comprese che accogliere il povero non era solo un atto di compassione sociale - che a questo non serviva certo la fede - ma il vedere in quello il segno di un dio povero che aveva bisogno del suo aiuto, quello che lui non gli aveva voluto dare, e così era stato infangato in quell'abisso di melma. 

Pianse invano, finchè scorse, lontano, quel povero che piangeva per lui...Perchè non hai avuto compassione di me? -  sembrava dirgli.

Ed ora, a quel ricco, solo e isolato, nemmeno un cane veniva a leccare le sue piaghe, quelle ferite che lo stavano facendo marcire nel corpo, ma soprattutto nello spirito. 

E a questo non si sa ce ci fosse rimedio...un abisso c'era!

GIUDIZIO UNIVERSALE

Questa storia del giudizio universale non l'avevano proprio capita, i discepoli. Gesù se ne accorse e disse loro:

Quella storia è nel futuro, ma interpella noi nel presente.

Ma i discepoli erano ancora dubbiosi e silenziosi.

Gesù riprese: pecore e capri siam tutti, e abbiamo bisogno di essere coscienti che fare del bene o del male è roba di ogni giorno.

"Ma quelli non erano nemmeno coscienti di fare bene o male. Dicevano: Quando mai...?! disse Didimo.

"Infatti - continuò Gesù - non è importante quello che facevano, ma con quale coscienza lo facevano!".

I discepoli allora compresero che pecore o capri lo siamo tutti, in un modo o in altro, ma dobbiamo renderci conto di questo e agire di conseguenza.

Il messaggio del futuro - ed era questa la morale - serviva solo al presente, per vivere meglio!

IL CENTURIONE

Gesù stava procedendo con i suoi lungo la via di Gerico, quand'ecco improvviso da dietro di loro udirsi uno scalpitìo dapprima lontano, poi sempre più vicino. I discepoli si girarono indietro e videro un drappello di soldati a cavallo che si avvicinava proprio verso di loro. Si fermarono a osservarli, in attesa di essere raggiunti, mentre Gesù continuava, senza volgersi. 

"Gesù, figlio di Giuseppe e di Maria, fermati!" gridò il centurione raggiungendolo. Ma Gesù camminava incurante, come soprappensiero, mentre il centurione gli procedeva accanto sul cavallo. Il soldato ripetè il comando con più energia... Gesù gli volse lo sguardo, poi pose la sua mano sul crine del cavallo, accarezzandolo dolcemente, finchè quello si fermò e gli emise un nutrito a mo' di saluto.

Il centurione scese dal suo destriero e ponendo il suo volto tra quello di Gesù e il crine del cavallo, fece la sua domanda: "Gesù, perchè te ne vai in giro a dire che sei il Figlio di Dio? Guarda che quelli - e indicò i discepoli - adesso sono con te, ma appena le cose si mettessero male, vedrai come spariranno via".

"Perchè dovrebbero mettersi male?" disse Gesù passando la sua mano dal crine del cavallo alla spalla del soldato.

"Senti - continuò il centurione - magari per te non è così grave il fatto di dire certe affermazioni, ma per noi che dobbiamo mantenere l'ordine qui da voi, se cominciano a succedere incomprensioni, contrasti con la gente o tafferugli, magari anche tra voi...- indicando i discepoli - guarda che quei tuoi amici non sono tutti rose e fiori... qualcuno è già stato dentro... Tu sarai anche un buon predicatore, ma sta' attento a cosa stai creando attorno a te. Quando ci dicessero di intervenire, anche tu, figlio o non figlio di Dio, non sarai esente dall'essere perseguito".

Il silenzio che ne seguì fu interrotto solo dallo scalpitìo dei cavalli del drappello, mentre l'altro drappello, quello dei discepoli, aveva lo sguardo rivolto a quella situazione così strana e sorprendente: Gesù aveva ancora la sua mano sulla spalla del soldato, che stava lì tra esterrefatto e meravigliato mentre il muso del cavallo ondeggiava su e giù accarezzando la tunica di Gesù.

Chissà se Gesù sapeva già ora che cosa gli avrebbe fatto un giorno, sul calvario, quel centurione...

Chissà se quel soldato che non solo era sceso da cavallo, ma lasciava che la mano di Gesù stesse lì sulla sua spalla come a esserne custodito lo considerava ora un amico, o forse anche di più... 

GIU' DALLA PIANTA

"Zaccheo, vieni giu' dalla pianta!"

"Sei piccolo - continuò Gesù - e ancora vuoi farti grande con una pianta! Piantala! Sii quello che sei, scendi! Perchè è solo la tua piccolezza quella che ti salva!"

A quelle parole, Zaccheo balzò giù: "Gesù, come mi conosci?".

E Gesù: "Prima di essere sulla pianta, stavi contando i soldi raccolti, ma non eri convinto ancora...ti mancava il resto, e il resto non era qualcosa, ma eri tu, proprio tu, il resto di tutto, il meno, il più piccolo! Per questo salisti sulla pianta, non solo per vedere me, ma per sentirti più grande, e non così piccolo e inutile, fragile. Ma sappi che ti ho scorto solo per il tuo dubbio, per la tua ricerca, e non per altro. E ora, scendi, che devo andare in una casa: la tua, come fosse la mia!".

Sconvolto, Zaccheo scese subito e in fretta, e lo accolse nella sua casa: "La mia casa è anche la tua, Gesù! Dividerò tutto con te e con tutti quelli che ho frodato: ho ingannato tanti, e oggi stavo anche ingannando te. Ma tu mi hai magicamente stregato, e in bene, e invitato a cambiare tutto della mia vita! Ecco, la mia casa ora è casa rinnovata e purificata da te! Sarà una casa benedetta, non più interdetta o maledetta!"

"Oggi la salvezza è entrata in questa casa!" osannò Gesù innalzando e invitando tutti a innalzare un calice di buon vino.   

SU CON LA VITA!

Dopo il discorso delle Beatitudini, Gesù capì che nessuno dei suoi aveva capito; allora li raccolse attorno a sè e disse loro: "Su con la vita, amici! Siamo beati! Tutto quello che succede non è opera nostra, ma illuminata dalla beatitudine del Padre!"

Ma quelli lo guardarono come se ascoltassero uno fuori di sè.

"Non guardate - continuò Gesù - a quello che capita a noi, ma a quello che il Padre ci fa capitare. Nulla avviene a caso: tutto è per la sua volontà: se accettiamo questa, anche la realtà più nera sarà illuminata, e quindi possiamo dirla: Beatitudine!"

"Ma...non è così facile per noi..." disse Pietro.

"Certo che no. La Beatitudine non è una situazione, ma una proposta, un esercizio da fare per creare la coscienza di entrare nella situazione della serenità. Ma ogni esercizio in questo senso rafforzerà la coscienza di essere con Dio, per Lui e con Lui, e quindi beati, qualunque cosa avvenga!".

"Ma anche la contrarietà?" chiese Tommaso.

"Certo, anzi, meglio ancora quella. E' come una palestra, dove l'esercizio più faticoso rende più forte; quello meno, meno forte. La prova anche più sofferta si trasforma nella migliore offerta per noi!".

"Abbiamo bisogno di te, Maestro, guidaci!" disse uno.

"Tutti abbiamo bisogno di tutti, cari miei, per creare la coscienza della Beatitudine del Padre proposta a questo nostro mondo!" concluse Gesù, ponendo la sua mano sul capo di Pietro.


LA CRUNA DELL' AGO

Pietro chiese a Gesù: Perchè quel giovane che ti ha chiesto la vita eterna poi non ci ha seguito?

Gesù gli rispose: Hai capito poi l'esempio del cammello che passa per la cruna dell'ago e del ricco che non riesce a entrare nel Regno?

Pietro rimase ammutolito e in attesa...

Gesù continuò: Prendi ad esempio un grosso ago, uno di quelli con una cruna abbastanza visibile. Ci sei?...

Pietro annuì.

E Gesù: Là in fondo immagina di vedere il cammello, e tu hai in mano questo grande ago. Avvicina la cruna al tuo occhio, e vedrai che il cammello passa, nella visione, a te. Ci siamo?

Pietro rimase in attesa per comprendere fino in fondo...

Gesù concluse: Quel giovane la sua ricchezza l'aveva talmente addosso a sè, che anche con la più grande cruna non avrebbe mai fatto accostare niente e nessuno al suo occhio, al di fuori delle sue ricchezze. Per questo non ha visto la sua possibilità di stare con noi, o meglio, con se stesso. Per questo se ne andò via triste, e triste fino alla fine sarà, nonostante abbia tutti quei beni.