ADORATRICE SCOMODA

Quando Gesù nacque nella stalla di Betlemme, non pensate che abbia avuto grandi ossequi e visite, a parte tre magi sgangherati e l'asino e il bue, qualche curioso pastore e nulla più... Se non...

Una zanzara... Sì, proprio quella che non ci voleva sul bambino appena nato! Maria la scostava delicatamente dal viso del bimbo, mentre Giuseppe incazzato non riusciva a trovare il tempo giusto e il modo adeguato non tanto per scacciarla, ma per schiacciarla appiccicandola da qualche parte. 

La zanzara, dal canto suo, non aveva altro intento che quello di adorare il bambino, e mai l'avrebbe punto. Ma per la sua considerazione e la sua identità ufficiale, in quella situazione non era altro che un disturbo e il pericolo imminente.

E così, vola qua, sopra le corna del bue, e vola là, tra le orecchie dell'asino, era cacciata via da tutti quelli della stalla. Solo il bambino le offriva la manina a salutarla, quando lei riusciva a avvicinarlo, anche solo per un attimo. Ma poi la sua adorazione era interrotta dalle premure di chi stava lì attorno. Era come - succederà proprio questo più tardi nel tempo - se uno volesse avvicinarsi al Papa per salutarlo, e le guardie del corpo subito intervengono per paura di un attentato o di un qualche disturbo alla sua persona. 

Ma prima di lasciare la stalla, la zanzara si rammentò della musica creata dal volo del calabrone, suo lontano parente, e così intonò al bimbo nella culla un ronzìo simile a quello, e sta di fatto che la sua adorazione musicata ebbe un riscontro: il bimbo agitò freneticamente le braccine e sorrise alla zanzara, che prima di andarsene via, soddisfatta, si pose sul capo di Maria e diede un ultimo sguardo a quel piccolo nato, grata e riconoscente per aver avuto, anche solo per poco, col suo ronzìo, rallegrato quel suo essere venuto nel mondo.