Un giorno arrivò da Gesù un lebbroso incazzato nero: Perchè me non mi hai guarito, e quello là sì? Non siamo tutti uguali? Perchè questa differenza?! Razzista!! Anch'io voglio essere guarito come lui! Fammi il miracolo, cazzo! Che aspetti?!...
Gesù non si scompose più di tanto. Si scostò da lui, ponendosi a lato della strada, e rivolgendosi alla folla che intanto si era riunata attorno a loro, disse: Non sono venuto per risolvere il problema delle malattie, caro mio. E poi, la guarigione non è un diritto, ma un dono. Anzi, da me, viene fatto come segno. Segno della vera guarigione, quella dell'animo. Ho guarito qualcuno e non altri per richiamare che se vuoi affidarti a me, saremo superiori al male non solo del corpo, ma anche a quello dell'anima. E ricorda che sia quello guarito da me che tu che non lo sei stato, prima o poi dovrete soggiacere alla morte del corpo. Ma quella dell'anima? Dipende da te. Se la vita in questo momento ti sta chiedendo di assumere quello che sei, con i tuoi limiti e le tue malattie, renditi conto che le devi accettare. Ma non passivamente, come pensi, nè risolvendole magicamente come speri da me, ma accogliendo con fede la tua situazione presente. Questo è il vero miracolo. Guarire qualcuno per me è porre un segno per tutti della possibilità di vivere con fede, cioè illuminando la propria caducità. Questa è la vera guarigione. Ci sono malati nel corpo, anche oggi, che sono in piena salute nell'anima; ci sono sani nel corpo, che sono ammalati nell'amore, nell'anima e nella mente. Tu, chi sei tra questi? Hai proprio bisogno che io ti tolga la lebbra, oppure che tu impari da essa a essere capace di chiedere la salute dell'anima, che ti guarisca da quello che non sei e ti faccia essere quello che sei veramente?
E si incamminò tra le ali della folla, fattasi silenziosa e stupita di quelle sue parole così profonde, misteriose, e per la gente, diciamo pure, anche ancora difficili da comprendere.
E il lebbroso incazzato, come adesso si sarà comportato?...